aereo ionico

Che sia l’alba di una nuova era non lo sappiamo, ma le analogie del volo di questo “aereo ionico” col primo volo dei Fratelli Wright del 1903 sembrano essere romanticamente diverse. A cominciare dalle forme vintage che potrebbero farlo assimilare con facilità al suo illustre predecessore per finire ai pochi secondi di volo realmente registrati. Sono stati infatti 10 i secondi di volo, forse pochi ma sicuramente tanti da rappresentare probabilmente l’avvio di un nuovo capitolo tecnologico nel settore aerospaziale.

Un aereo capace di volare grazie al “vento ionico”

Si tratta infatti della prima volta che viene sfruttato il cosiddetto “vento ionico” per fare volare un aereo completamente sprovvisto di ogni altra forma propulsiva.

L’esperimento è stato portato avanti dagli ingegneri del MIT di Boston ed “ha potenzialmente aperto nuove e inesplorate possibilità per aerei più silenziosi, meccanicamente semplici e che non producono emissioni da combustione” secondo quanto dichiarato dal professore Steve Barrett del gruppo di ricerca.

La ricerca sull’utilizzo del “vento ionico” per far volare questo interessante “aereo ionico” è stata pubblicata questo mercoledì 21 novembre su Nature.

Ma come funziona l’aereo ionico

Quello che abbiamo definito appunto “aereo ionico” funziona grazie ad una naturale spinta indotta dal passaggio di corrente tra elettrodi avente spessore differente, secondo un concetto funzionale conosciuto già dai primi del ‘900. Sul sito del MIT si legge che “Se viene applicato abbastanza voltaggio, l’aria tra gli elettrodi può generare abbastanza spinta per muovere un piccolo aereo”.

Il velivolo utilizzato per il test pesa soltanto 2,2 chilogrammi e presenta un’apertura alare di 5 metri; proprio lungo le ali trovano posto diversi cavi molto sottili, con spessori versi, che lavorano come catodi o anodi. All’interno della fusoliera trova invece posto un pacco di batterie agli ioni di litio capaci di fornire corrente ad alta tensione al velivolo, la stessa che lo ha fatto volare a circa 17 km/h per 55 metri in circa 10 secondi, o meglio ad un generatore capace di fornire ben 40.000 Volt ai catodi.

I cavi di cui parlavamo hanno quindi la funzione di attrarre gli elettroni negativi isolandoli dalle molecole d’aria, di conseguenza le molecole rimanenti vengono ionizzate e attirate dagli elettrodi caricati negativamente posizionati nella parte posteriore del velivolo. Proprio questa “collisione” tra ioni genera la spinta in avanti necessaria a far muovere l’aereo ionico.

Il “vento ionico” è stato ripetuto dieci volte ed ha condotto a risultati sempre positivi.

L’aereo ionico è il futuro?

Per dare una risposta citiamo ancora una volta le parole di Steve Barrett “Siamo ancora lontani da un aereo che potrebbe svolgere un’attività utile. Deve essere più efficiente, volare più a lungo e anche all’esterno”, questo perché il volo di prova è stato condotto all’interno di un ambiente chiuso, tuttavia “questo è stato il velivolo più semplice possibile che abbiamo potuto progettare e potrebbe provare il concetto che un aereo ionico potrebbe volare”.

In definitiva sembra proprio che la strada da percorrere per avere aerei in grado di volare sfruttando il “vento ionico” sia quella di migliorare l’efficienza dal punto di vista progettuale magari puntando ad un voltaggio inferiore, in modo da poter pensare a spostare arei con massa notevolmente superiore sulle lunghe distanze.

Il primo passo in tema di applicazione potrebbe essere quello di rivolgersi all’utilizzo sui droni, tra i vantaggi più interessanti oltre a non produrre emissioni c’è l’assoluta silenziosità.